Gusto

L’odore del prato di Twickenham era diverso, o almeno così sembrava all’olfatto di Marco i cui sensi erano al massimo dell’attenzione.

L’udire le voci inglesi dei suoi compagni di avventura, gli faceva immaginare un’atmosfera molto vicina a quella di una partita vera, la vista continuava a perdersi nei particolari di ogni cosa, il contatto con il pallone era sempre uguale e diverso tanto da farlo sembrare più grande di quello che in realtà fosse, ma il gusto era l’unico senso a non funzionare, la bocca sembrava impastata come quando la maestra Sara lo chiamava alla lavagna.

Ma c’era un gusto diverso e dava proprio gusto esserci!

Non appena si rialzò con il pallone ancora ben saldo sotto il braccio, l’ennesima pacca sulla spalla fu il modo di congratularsi dei suoi amici. Marco pensò che in Inghilterra nessuno si sarebbe strozzato mangiando con tutti questi artisti delle pacche sulle spalle.

Il gruppo si riunì velocemente e George, lo sbrodolone dell’autobus, con un paio di rapidi gesti delle dita e con qualche spintarella persuasiva creò velocemente due formazioni.

Rapidamente, con il timore che il custode stoppasse l’incantesimo, si spostarono a metà campo per il calcio d’inizio.

I nomi propri non contavano più, ognuno dichiarò di essere un campione e in campo si ritrovarono giocatori neozelandesi, sudafricani, inglesi, gallesi, scozzesi e australiani. Marco urlò “Sergio Parisse” e i suoi compagni tirarono su il pollice in segno di approvazione.

Erano in 10 per squadra ma nessuno si preoccupò di limitare l’ampiezza del campo, bastava correre e sentirsi parte di una nuova sfida.
I Barbarians di Shiplake erano in gioco e ogni passaggio, finta o placcaggio godeva dei cori di ammirazione di chi in quel momento non stava partecipando all’azione.

Nel rugby è assolutamente normale mischiarsi per giocare forse perché la mischia è un elemento del gioco che lo caratterizza. Chi non conosce questo sport si chiede cosa stanno a fare 16 giocatori tutti chini a spingere per rimanere, nei momenti più belli, in un equilibrio perfetto di forze contrapposte.

Si stanno contendendo un pallone ovale, vogliono conquistarlo sapendo che il vantaggio iniziale di chi lo introduce in questo campo di forze umane può essere annullato solamente con più forza, più tecnica, più intelligenza, più carattere, più unità degli altri. Quando un solo fattore diviene disuguale, l’equilibrio sembra venire meno e solamente un sodalizio ancora più forte tra i componenti della stessa squadra può capovolgere di nuovo le sorti della contesa.

Se l’Irlanda ha una sola nazionale di rugby formata da giocatori, dirigenti e pubblico provenienti da entrambe le terre del nord e del sud, se il Sudafrica ha vinto la battaglia sui diritti umani anche grazie ad un pallone ovale, se i Leoni britannici di 4 nazioni differenti si ritrovano assieme per giocare in una sfida all’emisfero sud del mondo, allora Marco e i suoi amici avevano contribuito a rendere la mischia molto più grande di 16 giocatori.

Che gusto giocare a rugby!