L’attesa

Marco guardò l’orologio sulla parete della cucina e chiuse il libro dei compiti delle vacanze. Socchiuse gli occhi e cominciò a sentire gli odori, i suoni, a vedere i colori. Mancavano ancora 24 ore ma per Marco il tempo dell’attesa era già finito.

Avrebbe ritrovato gli stessi spogliatoi con quell’odore così diverso dalla doccia di casa, così grandi ma così piccoli quando tutta la squadra entrava dentro e con loro anche i genitori più apprensivi.

I suoi no, non entravano ad aiutarlo già da tempo e ora che avrebbe giocato in under 10, lui non l’avrebbe di certo permesso.

Il rumore dei tacchetti sul piazzale di ghiaia che separa gli spogliatoi dal campo erano come il suono che preannuncia ciò che verrà, come la campanella della scuola.

Il colore delle maglie di allenamento sarebbero cambiate o i suoi amici avrebbero avuto sempre le stesse?

Nel suo club non si usavano delle maglie specifiche e ognuno poteva usare quella che voleva ma poi tutti ne avevano una preferita. La sua, quella verde a maniche corte, non gli entrava più e Marco si interrogava se anche i suoi compagni di squadra fossero cresciuti.
Forse no, magari no, sicuramente no.

Domani lo avrebbe scoperto.