Occhi chiari

Marco non stava più nelle sue scarpe come non stava più nella pelle. Sembrava che il mondo fosse troppo piccolo per contenere il suo entusiasmo e l’unica cosa che non poteva essere modificata era il tempo.

L’orologio della cucina sembrava stanco e le lancette grandi non ce la potevano fare a risalire velocemente sino in cima.
Marco decise di dargli una mano e, presa la sedia di vimini, salì mettendosi in punta di piedi facendo arrivare la lancetta così in alto che le 3 del pomeriggio sarebbero arrivate molto a breve.

“Maaammmmmaaaa! È ora!”

Rapido come uno scoiattolo Marco si fiondò in camera per prendere lo zainetto e un attimo dopo era davanti all’ingresso con le chiavi della macchina in mano. Se avesse scodinzolato si sarebbe guadagnato una passeggiata al parco.

La mamma guardò l’ora sul cellulare e la sedia in disordine in cucina, sorrise e prese le chiavi dalla mano di Marco.

Il tragitto verso il campo di gioco sembrava più lungo del solito, l’edicola di Giacomo era già aperta e tutti quei fumetti colorati oggi non avrebbero ricevuto la visita di Marco. Poco più avanti c’era la macelleria di Luigi e la falegnameria di Giovanni che faceva da confine alla zona che poteva essere esplorata in bicicletta.

La strada a quattro corsie scorreva veloce e il rumore delle giunture del ponte sul fiume avevano un ritmo cadenzato come il tamburo che chiama i guerrieri alla battaglia. Marco lo sentì entrare nello stomaco e risalire sino al petto.

La zona del campo di gioco era anche l’area verde della città e oggi era piena di gente che camminava, correva o stava seduta all’ombra.

La macchina si fermò e, prima ancora che si fosse spenta, Marco slacciò la cintura di sicurezza facendo suonare il cicalino. Gli occhi fiammeggianti di Giulia incrociarono quelli di Marco attraverso lo specchietto retrovisore.
“Scusa mamma”.
Gli occhi della mamma tornarono dolci passando per un breve cenno di assenso.

Al campo non c’era quasi nessuno, Marco salutò il vecchio custode Francesco e si infilò nello spogliatoio mentre Giulia si fermò al bar per il solito caffè sorseggiato assieme alle altre mamme.

Lo spogliatoio era vuoto, pieno solo del suo odore che nemmeno l’estate aveva portato via.

Seduto al solito posto, come le vecchiette sulle panche alla Messa della domenica, Marco si allacciò le scarpe e fissò poi lo sguardo verso l’ingresso.

Piccoli passi nel piazzale di ghiaia preannunciavano l’arrivo di qualcuno ma nessuno fece capolino alla porta. Adesso i passi stavano aumentando e le probabilità che qualcuno entrasse erano più alte.

Luca entrò con lo zainetto appoggiato sopra la testa e fece un grande sorriso in direzione di Marco evidenziando una bella finestra tra i denti. Luca lo scorso anno era in under 8 ma tutti lo conoscevano perché era il fratello di Mattia, il capitano della under 14.

“Bentornato Luca!”
“Ciao Marco, la sai la novità?”
“Quale?”

In quel momento entrarono Filippo e Michele che salutarono mentre stavano ancora guardando le loro carte di Yu-Gi-Oh!. Dietro a loro Davide e Paolo entrarono come delle furie sbattendo addosso a Michele che fece volare le sue carte in aria mentre Filippo saltava come un grillo sopra la panca per evitare la collisione stringendo le sue carte al petto.

Luca esplose in una risata fragorosa seguita a breve da quelle di tutti gli altri.
Marco si alzò per aiutare Michele a raccogliere le carte mentre Davide e Paolo continuavano a gesticolare ripetendo la collisione avuta.

Mentre stava raccogliendo la carta Ondata Gelida la luce che entrava dalla porta si oscurò e un’ombra arrivò sul pavimento vicino alle mani di Marco che alzò lentamente la testa e vide due grandi occhi verdi chiari che lo fissavano.

Una ragazza con una borsa nera e viola era ferma davanti all’ingresso mentre si guardava in giro. Poi entrò dentro un altro spogliatoio e sparì.

“Questa!”

Disse Luca.